“È tardi, è tardi, è tardi tardi
assai!” disse un bel dì il Bianconiglio ad Alice.
E non si può certo dire che
sia una di quelle classiche cose che capita solo ed esclusivamente nelle
favole, anzi…! Se ripenso alla Favola di Alice nel Paese delle Meraviglie,
sembra tutto tranne che una di quelle classiche storielle romantiche in cui la
protagonista ha l’enorme fortuna di trovare il principe azzurro della sua vita
per puro caso mentre fa una bella passeggiata in un bosco, per poi essere mantenuta
a vita in un castello meraviglioso diventando magicamente (nel vero senso della
parola) una regina da urlo. No no Alice è una ragazza come tutte noi. Una
ragazza sognatrice che per evadere dalla routine della vita quotidiana si
rifugia in un mondo per lei meraviglioso, senza principi azzurri, senza vestiti
lussuosi che compaiono per magia (beata Cenerentola!) o piccole fate che ti
puliscono la casa, ti fanno torte e vestiti di tutti i colori (Aurora la sapeva
lunga su questo). Il Mondo delle Meraviglie non ti da certo la pappa pronta
anzi… Alice ne uscirà distrutta! Non è certo facile stare al passo del Bianconiglio
sempre e perennemente in ritardo, capire quale strada sia la migliore,
districarsi tra labirinti infernali… E, soprattutto, sopravvivere ad una regina
cattivissima pronta a tagliarti testa se non le vai a genio! Ma in fondo, che
divertimento ci sarebbe ad avere già tutto quello che si vuole senza nemmeno
faticare e sfruttare le proprie capacità per ottenerlo? Io oggettivamente
potrei essere felice, ma solo per poco tempo. Dopo un po’ mi annoierei a morte:
bisogna guadagnarselo il successo e questa è la meraviglia del mondo di Alice e
anche del nostro.
Credo che “Alice nel Paese delle
Meraviglie” sia un romanzo incredibilmente attuale e realistico perché, per
quanto racconti di un mondo immaginario, in realtà questo mondo è simile a
quello reale, più di quanto da bambina avrei mai immaginato. Ogni giorno è una
continua lotta contro il tempo: corri di qua, corri di là e il tutto per
cercare di aggiustare quel “piccolo ritardo” causato da forze a noi sconosciute
che ogni volta prendono il sopravvento ahahah! E il capo può seriamente
diventare come la regina cattiva che taglia le teste ai negligenti e fa passare
le pene dell’inferno a chi non si impegna a dovere.
Ma in tutto questo il lato
positivo c’è… Il ritardo ti fa correre e la corsa ti fa rimanere in forma!
Certamente il Bianconiglio non era in ottima forma e lo si notava soprattutto
dal suo bel panciotto pronunciato, ma Alice avrà perso un bel po’ di chili a
seguire così assiduamente quel maledetto coniglio bianco! Insomma, quando siamo
in ritardo cerchiamo i percorsi più brevi che ci fanno risparmiare anche pochi minuti,
come fare le scale piuttosto che usare le scale mobili o l’ascensore oppure
camminare come pazzi infuriati e in casi estremi addirittura correre come se ci
fosse in atto una gara centrometristica (con grande imbarazzo da parte dei
passanti attoniti). Ma spesso questi pochi minuti preziosi ci fanno arrivare
puntuali a destinazione, anche se col fiatone e un po’ sudaticci. Perché allora
partire puntuali quando si può sfruttare il ritardo per fare attività fisica?
Questo è un bel dilemma cavolo: ritardo o non ritardo? Io voto per il ritardo
snellente ahahah